La giornata di una signora

1895-1925. LA GIORNATA DI UNA SIGNORA. ABITI DELLA COLLEZIONE ROBERTO DEVALLE 

A cura di Silvia Mira

19 ottobre 2017 – 7 gennaio 2018 – PROROGATA FINO AL 28 GENNAIO 2018

Museo di Arti Decorative Accorsi – Ometto, Torino

La Fondazione Accorsi-Ometto ospita, nelle sale dell’omonimo museo, una serie di abiti provenienti dalla Collezione Roberto Devalle e risalenti al periodo 1895-1925. 

L’esposizione, curata da Silvia Mira, storica della moda, conduce il visitatore all’interno di un mondo che, per essere capito appieno, va decodificato: gli abiti rappresentano una sorta di linguaggio non scritto, che rimanda a realtà sociali e politiche specifiche, che parla di differenze e di uguaglianze, di appartenenze e di esclusioni. Gli abiti sono parole che continuano a raccontare, anche dopo molti anni, il contesto, all’interno del quale e per il quale, sono stati concepiti.

In questo modo, il percorso museale si trasforma nella perfetta scenografia per ambientare capi significativi, alcuni firmati da note Maison torinesi, come Sacerdote o De Gasperi e Rosa, altri da sartorie sconosciute, ma tutti in grado di trasportare i visitatori in una realtà e in una ritualità lontana e, ormai, dimenticata.

L’avventura della sartoria Devalle inizia a Torino nel 1925: Giovanni Devalle, attore, nonché sarto e costumista, acquista i costumi e le attrezzerie delle case di produzione torinesi che, dopo i successi cinematografici di Cabiria e La saga di Maciste, stanno progressivamente chiudendo e li affitta alle compagnie di prosa e di lirica che si esibiscono nei teatri torinesi. 
È, però, con il figlio, Roberto Devalle, che la sartoria acquista la sua funzione più importante: non solo quella del noleggio, ma anche quella della creazione di fantasia e di ricostruzione filologica dei costumi per lo spettacolo.

I capi che Roberto Devalle ha raccolto nel corso del tempo ci portano all’interno di un mondo che, per essere capito appieno, va decodificato: gli abiti, infatti, anche dopo molti anni, continuano a raccontare il contesto, all’interno del quale e per il quale, sono stati concepiti.
Il guardaroba di una signora della buona società, per esempio, doveva comporsi di diversi capi adatti a rispondere alle esigenze sociali che era chiamata a rispettare nel corso della giornata. Il cambiarsi d’abito, come minimo quattro volte, non era un vezzo, ma un dovere sociale.

Questi meravigliosi ed elegantissimi abiti permettono, quindi, di fare un viaggio indietro nel tempo e forniscono l’occasione non solo di ammirare la bellezza e l’evoluzione delle linee, ma anche di scoprire che l’abito e il contesto erano scanditi da regole precise delle quali i manuali di buone maniere dell’epoca davano una fondamentale chiave interpretativa.

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